La Sansa ed il suo impiego

Come ormai noto, le sanse vergini di oliva possono essere utilizzate in modo proficuo per la produzione di biomasse.

Contro-effetti dovuti alla Produzione di Biogas

La sansa vergine di oliva è costituito da parti di polpa, dai noccioli e dalla buccia delle olive, che essendo ottenuto da un processo di estrazione esclusivamente meccanico non contiene additivi né sostanze chimiche estranee, ma solo composti organici e inorganici naturali.

I residui del processo di estrazione dell’olio di oliva sono le acque di vegetazione e la sansa vergine umida.

La Sansa Vergine, un pò di cronostoria...
Storicamente la sansa vergine di oliva viene utilizzata nei sansifici per estrarre
l’olio di Sansa e per produrre la sansa esausta (il combustibile di origine vegetale), come previsto dalle norme Ue.
Per diverse campagne olearie i frantoiani non avevano sufficienti vantaggi economici nel conferimento della sansa vergine ai sansifici, e l'olio di sansa che se ne ricava, di qualità inferiore all’extravergine, era uno dei suoi maggiori "competitor" in quanto ne rappresentava un “prodotto sostituto” a basso prezzo.

Negli anni qualcuno ha tentato di far passare la sansa vergine (e i suoi sottoprodotti) come un rifiuto...fortunatamente il Decreto Ministeriale 264 del 13 ottobre 2016 ha stabilito criteri incentivanti per la qualificazione dei sottoprodotti. Chiarito finalmente che anche la sansa denocciolata e il nocciolino di sansa sono dei sottoprodotti.

Con l'avvento del denocciolatore (lanciato sul mercato nel 2007 anche grazie al contributo di Frantoionline.it, vedi articolo), diversi frantoi oleari hanno iniziato a sfruttare la propria sansa vergine per estrarre il nocciolino di sansa da utilizzare nella produzione dell'acqua calda richiesta dal processo di lavorazione del frantoio e/o per il riscaldamento domestico, mentre la sansa denocciolata in seguito veniva richiesta anche dai biogestori per produrre biogas.

Questo negli anni ha di fatto innescato un aumento della domanda di sansa vergine sul mercato, e quindi un aumento del prezzo di vendita della sansa conferita, rendendo tale sottoprodotto una fonte integrativa di redditività per i frantoi oleari.

In Italia la produzione annua media di sanse è di circa sui 2,5-3 milioni di tonnellate (dato destinato a ridursi per il calo della produzione olivicola), e il loro utilizzo per la produzione di biomasse ha creato un nuovo circuito virtuoso ed economicamente valido per un sottoprodotto che nel tempo aveva perso valore.
Recentemente, l’attività di ricerca industriale ha condotto alla realizzazione di impianti di estrazione che generano un sottoprodotto innovativo non ancora completamente caratterizzato e valorizzato: la sansa vergine denocciolata, essa si può ottenere attraverso tre differenti sistemi impiantistici: molendo le olive con l’impiego della denocciolatrice posta in testa all’impianto; inserendo un denocciolatore a valle di un decanter a due o tre fasi; impiegando un decanter multifase che separa autonomamente il nocciolino dalla polpa della sansa.

I sottoprodotti oleari
Il sottoprodotto così ottenuto è costituito dalla polpa e dall’acqua di vegetazione, senza tracce di nocciolino, e presenta un buon contenuto in fibra e in proteina grezza, un residuo grasso ricco in acido oleico e linoleico, e un contenuto elevato di composti fenolici ,con una umidità variabile tra il 35% e il 75% a seconda del sistema di separazione impiegato. Uno degli scenari maggiormente interessanti è la digestione anaerobica di questo prodotto per produrre un biocombustibile (biogas), costituito principalmente da metano e anidride carbonica.

Il Biogas dalla sansa vergine
Il biogas rappresenta un ottimo combustibile per impianti di valorizzazione di piccola taglia finalizzati alla realizzazione di un modello di economia circolare e allo sviluppo di un sistema per garantire autonomia energetica ai frantoi di media taglia, tipici dell’areale italiano. D’altra parte il nocciolino, separato dalla polpa, si può destinare alla combustione diretta e costituire un’ulteriore attrattività per i frantoiani.

Decreto Rinnovabili 2018
Con il DM Rinnovabili le aziende assumono un nuovo ruolo all’interno della filiera oleicola, si conferma la vocazione alimentare del comparto , si stabilisce per la prima volta in un testo normativo il principio del “food first”, vale a dire la priorità dell’utilizzo della sansa per scopi alimentari. L’uso energetico della sansa è legittimo negli impianti a biomasse e a biogas. In questo modo, ritorna il ruolo chiave del sansificio nella valorizzazione dei sotto prodotti provenienti dalla lavorazione delle olive.

Il ruolo del sansificio nella filiera olearia

Il sansificio e' un esempio consolidato di economia circolare, dove si riutilizzano i residui della spremitura delle olive per produrre olio e si reimpiegano le sanse disoleate per la produzione di  energia termica, a basso impatto ambientale, che le stesse aziende utilizzano al loro interno senza alcun sostegno esterno. La filiera olivicola-olearia è fortemente coinvolta a favore della sostenibilità e delle agroenergie.

La richiesta di ASSITOL
La sansa deve andare prima ai sansifici, poi ai biodigestori è quanto afferma ASSITOL , il quale chiede che si applichi il principio del "food first" per impedire che i sansifici rimangano senza materia prima da lavorare. A causo dell’ illecito dei sottoprodotti olivicoli, che incide ancora più pesantemente su una campagna olearia già difficile per la scarsa disponibilità di olio, bisogna cercare di tutelare i sansifici, che subiscono deviazioni di mercato causati proprio dai vari impieghi. Quindi resta fondamentale il principio del “food first” ovvero garantire la destinazione alimentare della sansa, ma allettati dai contributi statali sulle bioenergie i sansifici sono messi a dura prova proprio dal comportamento scorretto di alcuni operatori. In una campagna olearia 2018-2019, dove è stata caratterizzata dal forte calo di produzione (-40/50%%), si è infatti scatenata la “corsa” alle biomasse di origine olivicola, come il digestato, sottoprodotto derivato dalla produzione di biogas, che usufruisce degli incentivi statali per le fonti rinnovabili.

Dal punto di vista ambientale il fenomeno ha un impatto negativo , infatti il digestato è usato come fertilizzante agricolo da spandere sui terreni , ma se viene utilizzato in modo improprio, cioè in eccesso brucia il terreno provocando seri danni.

Il presidente del Gruppo sansa di Assitol, Martucci, chiede alle autorità competenti di vigilare con grande attenzione , in modo da evitare l’ulteriore aggravarsi della situazione, che vede le aziende alle prese con il difficile reperimento della materia prima, ovviamente più costosa a causa dell’esigua produzione.

Il rovescio della medaglia per la produzione di Biogas –Inquinamento -

L’Italia è terza al mondo per la produzione di biogas dopo Germania e Cina.

Se il lato positivo e che siamo tra le prime nella produzione di biogas , il lato negativo è la conseguenza dell'inquinamento . Sopratutto legati alla produzione di biogas: inquinamento delle falde acquifere inoltre danneggiamento del mercato alimentare.

L’inquinamento derivante dalla produzione di energia tramite impianti a biomasse e biogas riguarda anche le falde acquifere e l’uso del digestato, il risultato della digestione anaerobica, per l’agricoltura. Il prodotto può essere usato come concime organico per i campi, ma solo dopo una lavorazione successiva. L’uso del digestato non trattato come concime è molto rischioso per la salute.

Le centrali per la produzione di biogas a combustione diretta hanno bassa efficienza energetica e inquinano circa 30 volte più di quelle a metano e il doppio perfino rispetto alle centrali a carbone causando un netto peggioramento della qualità del suolo e dell’intero habitat circostante.

Legislazione sulle biomasse

Recentemente la Commissione Europea ha inteso chiarire che le biomasse debbono essere impiegate per scopi energetici solo qualora non esistano sbocchi di mercato alternativi, in linea di principio dell’utilizzo a cascata delle biomasse.

L’Antitrust è intervenuta contro gli incentivi alla produzione di energia e biocarburanti da sansa di oliva, in quanto questo fenomeno comporta una crescita artificiosa dei prezzi della sansa, turbando le condizioni di approvvigionamento degli altri settori industriali che usano la stessa materia prima, in modo particolare quello alimentare, a discapito dei sansifici i quali non essendo incentivati, come per la produzione del Biogas, stentano a lavorare.

Tutto ciò, a causa del forte calo proprio della produzione di olio di oliva del -40%Gli incentivi alla sansa di oliva sono previsti dal decreto 6 luglio 2012, in particolare, la sansa di oliva è inclusa nella lista delle materie incentivate con il meccanismo del double counting secondo il quale il contributo dei biocarburanti prodotti a partire da rifiuti e sottoprodotti è equivalente all’immissione in consumo di una quantità pari a due volte l’immissione in consumo di altri biocarburanti. Mentre per la produzione elettrica i sottoprodotti della trasformazione delle olive , sanse, sanse di oliva sono esplicitamente citati tra i sottoprodotti utilizzabili negli impianti a biomasse e biogas ai fini dell’accesso ai meccanismi incentivanti.

Al Governo Italiano è stato presentato un emendamento correttivo dove si chiede esplicitamente per quale motivo si ignorano le segnalazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato , per cui non va incentivato l’utilizzo della sansa di oliva per produrre energia,  poiché compromette il mercato del prodotto per uso alimentare. I produttori di olio di sansa vanno avanti tra mille difficoltà, anche dovute all'aumento dei prezzi derivante da questa (sempre secondo i produttori di olio di sansa) grave omissione del Governo.

In conclusione visto la scarsa produzione di olio d’oliva della campagna olearia in corso, unita alla corsa ai sottoprodotti olivicoli per il biogas, che usufruisce degli incentivi statali destinati alle fonti rinnovabili, mette in difficoltà il comparto della sansa quindi si deve intervenire subito a favore dei SANSIFICI.

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