Abbiamo chiesto un parere sull'Olivicoltura Calabrese, all’esperto Francesco Grasso, tecnico del settore Oleario in Calabria.
La sua risposta in versione integrale....
Che alcuni olivicoltori e produttori calabresi stiano facendo un buon lavoro lo riscontriamo non solo durante l’assaggio dei loro oli, ma anche attraverso gli investimenti da loro realizzati o che stanno per fare.
Si percepiscono segnali diversi, c’è una vera e propria voglia di emergere: c’è una volontà ben precisa nel portare avanti un progetto che comprende lo sviluppo Globale dell’azienda ed è quello che resta fondamentale che prevede di migliorare in qualità il proprio Olio.
Ma c’è dell’altro, ed è una cosa nuova non solo per questa regione, una tendenza che in questo preciso momento riguarda aree olivicole decisamente più avanti. Parliamo di quelle aziende, e cominciano ad essere molte, che si assicurano personale e strutture, attente alle strategie di mercato, che guardano alla comunicazione, al marketing, all’immagine.
C’è una nuova aria e, che sia diversa, lo vediamo dal loro lavoro che si svolge negli uliveti, nell’aver impiantato ulivi mirati, nell’eseguire potature orientate ad ottenere e raccogliere un prodotto di alta classe e, non ultimo dall’importante e scrupoloso lavoro della nuova classe dei frantoiani .
Quanto prima questa regione dal passato oleario storicamente prestigioso, avrà nuovi, giusti e concreti riconoscimenti.
Ritornando alle varie Vetrine Regionali delle degustazioni, abbiamo notato segnali in positivo, rispetto allo scorso anno, insomma non da….primato! Ma, probabilmente da questa regione, proprio perché ha delle potenzialità enormi ci aspettiamo di più.
Oggi la vecchia classe dei frantoiani, ha affidato con fiducia ai propri figli, quasi tutti laureati ed affermati anche nel settore oleario la gestione dell’azienda, è un segnale, un forte segnale, che porterà solo a risultati prestigiosi, come quello recente dell’azienda Librandi in provincia di CS .
Anche se il livello generale della produzione è più che buono, l’olivicoltura calabrese appare dall’esterno come una promessa non mantenuta. In un momento straordinario e di vistosa crescita per l’olio del sud è un trend decisamente positivo di produzione che riguarda l’intero settore oleario calabrese, ma anche il meritato e giusto successo su quasi tutto il mercato internazionale e, non ultimo la grande affermazione di alcune prestigiose aziende calabresi, campane, siciliane e pugliesi, tutto questo ci trasmette dal nostro punto di osservazione, la sensazione che in questa regione il processo evolutivo avvenga in modo, molto lento che altrove.
Con questo non voglio dire che altre regioni abbiano risolto i problemi nel settore: anzi a dire il vero, si parla per esempio di olio siciliano di qualità, ma solo perché una decina di aziende hanno una linea completa in termini di prodotti di qualità, lavorano bene e possono fare da traino alle altre.
Ma se torniamo a parlare delle aziende calabresi, di contro, il lavoro programmato trova conferma in quanto abbiamo voluto evidenziare, a cominciare dalla presenza in azienda di persone, quali assaggiatori, agronomi professionalmente bravi.
Ci sono e questo non possiamo dimenticarlo, oli, che la tradizione calabrese e italiana non deve trascurare.
Come ad esempio veniva detto presso l’Università di Cosenza nella allora lontana conferenza stampa dal grande White.
Si riporta per intero l’articolo storico di allora allo scopo che tutti i cittadini Italiani e Mondiali riescano a chiarirsi le idee confuse che si hanno in merito all’olio extra vergine di oliva di qualità. E precisamente quello Calabrese , dove il terreno, il clima, le brezze marine cariche di iodio favoriscono la morte di micro organismi non favorevoli alla buona e sana crescita del frutto (oliva), da dove si ricava il prestigioso nettare fruttato e armonioso (olio extra vergine d’oliva di qualità).
Tratto da un articolo di venti anni fà, pubblicato in un piccolo spazio da un giornale della Capitale, dal titolo "Un marchio Doc, per l'olio della Calabria......."
“Cosenza, 29 maggio 1988 (P.S.) -- L'olio di oliva calabrese è uno dei migliori esistenti sul mercato Italiano e della Comunità Europea (secondo l'americano White è l'unico al mondo a garantire dai rischi di infarto), ma c'è un pericolo che venga considerato "ufficialmente" come un prodotto di "serie B".
La Regione, dunque, in base alle direttive CE deve muoversi con urgenza per assicurargli un" marchio di qualità ". L'iniziativa è stata sollecitata durante un convegno che si è svolto stamattina a Cosenza, promosso dal professor Pietro Bucci, rettore dell' università della Calabria. Si vuole evitare, ha detto Bucci, che come già accaduto con il vino, l'olio d'oliva calabrese venga discriminato quando invece per la sua qualità e per le sue tradizioni può migliore sorte di altri competere a livello nazionale e internazionale. “
Bisogna sottoliniare che qualcosa a distanza di venti anni è stato fatto, come per esempio le zone Olio DOP di Alto Crotonese, Lametia e Cilento, ma rimane comunque il fatto che la valorizzazione dell'olio calabrese segue una andatura lenta, eppure la Calabria è la seconda Regione dopo la Puglia come produttività nazionale di olio di oliva.
di Francesco Grasso